Yoga Against Contorsionismo

Indagine tra differenze e similitudini delle due pratiche


Foto dal web

 

Abbiamo parlato a lungo ed appassionatamente con un articolo speciale ricco di inserti in merito alle differenze e le similitudini del contorsionismo e la ginnastica ritmica... è stato come intraprendere un vero e proprio viaggio e l’indagine ha condotto a riflessioni e conoscenze molto arricchenti di cui mi sono davvero sorpresa. Spesso in confronti come questi si tende a dare per scontato molti aspetti che invece nascondono temi ancora più grandi. Parlare di ginnastica ritmica ha riacceso in me l’analisi con nuovi occhi rispetto alla struttura dell’allenamento tecnico, l’utilizzo del corpo in un determinato modo, gli infortuni più comuni e il discorso prevenzione e riabilitazione, le fasi del lavoro nel riscaldamento e così via… Mi sono quindi ripromessa, anche chiacchierando con mie allieve praticanti entrambe le pratiche, di scrivere un confronto tecnico avvincente anche per lo yoga visto che spesso e volentieri (dai non addetti al lavoro o da persone estranee) viene associato, sovrapposto o sostituito al termine ‘contorsione’. In effetti, molte “ figure” che vedremo poi denominate in realtà “asana”  sono molto vicine se non identiche a certe pose del contorsionismo; e certi Yogi molto noti in America o in India arrivano ad eseguire posture davvero estreme che si avvicinano in modo assurdo al contorsionismo! Penso immediatamente alla comunità Contoryoga di Shivam Raj Mourya (in instagram attivo tramite il profilo contoryoga) che vanta quasi 70 mila seguaci e propone un mix spettacolare delle due pratiche incarnato da giovani e elasticissimi talenti. Di contro, ci si imbatte altrettanto spesso anche in vere e proprie battaglie che demaracano la diversità e la divergenza delle due discipline senza possibilità di dialogo: si legge spesso la dicitura #notyoga in descrizione a fotografie o visuals di contorsionismo o flessibilità.

Ma quale spiegazione possiamo dare a questi due atteggiamenti di natura totalmente opposta? Cosa possiamo fare per scavare all’interno dei significati di questi due termini e capirne di più? Davvero il contorsionismo è un nemico dello yoga? Davvero lo yoga è un nemico del contorsionismo? In risposta e non solo alle domande qui scritte troverete in ordine:

PARTE 1

Una bella intervista alla co-fondatrice di AWARE e mia storica insegnante e formatrice di yoga, Francesca Savoldelli (awareretreats / www.awareretreats.com)

PARTE 2

Due contributi da 2 mie allieve speciali, che lavorano insegnando yoga ma che praticano con me flessibilità avanzata: un testo esplicativo sulla struttura di una lezione di yoga di Giulia Oggero (giullyoga) e una riflessione personale sul confronto delle 2 pratiche di Carla Di Giovambattista (asd Lemniscata)

Buona Lettura <3

 

Parte 1

Mi chiamo Francesca Savoldelli, sono insegnante e formatrice di yoga. Studio e pratico da più di dieci anni con passione e dedizione. Ho incontrato lo yoga simultaneamente sul tappetino e tra i banchi d'università studiando filosofia, e da allora non ho mai smesso di lasciarmi meravigliare dalla pratica! È nato poi in me il forte desiderio di condividere e insegnare, per poi dedicarmi al formare nuovi/e insegnanti di yoga, mossi/e dalla mia stessa voglia di portare una pratica così preziosa a più persone possibili. Ho una grande missione nella vita, accompagnata da una grande certezza: lo yoga può essere per tutti/e, mi impegno ogni giorno nel dimostarlo! La mia formazione è sicuramente lunga e variegata, ho studiato a lungo, ma soprattutto mi considero sempre in formazione. La mia esperienza nasce dal grande amore per la filosofia, studiare Indologia è stato per me stimolante e utile per conoscere il contesto di origine della pratica che portavo ogni giorno sul tappetino. Ho scelto poi di continuare i miei studi in ambito yoga con più di 1500h registrate di formazione di Hatha, Vinyasa, Yoga e Ayurveda Terapia, Shakti Yoga, Meditazione, Yin Yoga, Medicina Cinese, Rilascio Miofasciale ecc. La vera rivoluzione l'ha portata per me l'approccio incredibile di Paul Grilley, fondatore e creatore dello Yin Yoga, maestro e fonte dìspirazione, che ha portato avanti un lavoro mai visto prima sulla variabilità anatomica, da qui il mio interesse per l'adattabilità della pratica. Da due anni ho fondato insieme a due amiche e colleghe Aware, un progetto di formazione, eventi e retreat yoga che si muove da questo grande messaggio: "every body is a yoga body”. Ci trovi anche online con una piattaforma di video lezioni on demand!

@awareretreats www.awareretreats.com

 

QUALI SONO A TUO AVVISO, LE DIFFERENZE TRA LE DUE DISCIPLINE?

Credo che la più grande ed insuperabile differenza sia quella dell'accessibilità della pratica. Il contorsionismo è per sua definizione inaccessibile se non a fronte di una dote naturale, che non si può acquisire, ma che in partenza è con me dalla nascita! È una forma d'arte dall'altissimo carico estetico. Lo yoga è una forma di esplorazione fisica e mentale che chiede alla pratica di adeguarsi al proprio corpo, sicuramente porta a modificare e trasformare, ma sempre nel rispetto delle possibilità di partenza di ognuno/a di noi. Questo dovrebbe togliere dalla pratica un desiderio puramente estetico o atletico del gesto, ma rimandare all'esperienza del praticante. Dico dovrebbe perchè purtroppo non sempre accade! Per concludere una persona non ha quella capacità di movimento perchè è una contorsionista, ma al contrario è contorsionista perchè ha una certa capacita di movimento, allenata duramente, sì, ma senza non potrebbe mai farcela!

QUALI LE SIMILITUDINI?

Credo che le similitudini si possano esplorare più in profondità che nel solo movimento. Come qualsiasi gesto artistico o sportivo che richieda un grande controllo di sè, credo che centratura e respiro consapevole siano due grandi elementi di contatto tra le due discipline. Quando sei in prossimità dell'estremo, del limite, il corpo ti chiede una presenza senza distrazioni, che è anche la richiesta dello yoga. Credo che lo Yoga possa trovare spazio nel contorsionismo, forse non viceversa! Un'altro elemento di condivisione è sicuramente quello di ricerca di movimento presente e consapevole, in cui portare a livello fisico forza, equilibrio e flessibilità. Cambia lo scopo della pratica, ma gli ingredienti di base sono gli stessi!

LE DUE DISCIPLINE POSSONO ESSERE PRATICATE CONTEMPORANEAMENTE? UN CONTORSIONISTA PUÒ ESSERE UNO YOGI O VICEVERSA?

Ni! Mi spiego meglio: un contorsionista potrebbe essere uno yogi, certamente, ma non è detto il contrario! Chiunque può praticare yoga, e a maggior ragione credo che nell'ambito della contorsione possa donare centratura, presenza, respiro consapevole e un'aiuto nella pratica a riprendere contatto con il corpo al di là della disciplina della contorsione. Può essere un momento prezioso per sè, tempo di quiete e da dedicarsi. Al contrario non è detto che un/a praticante yoga possa dedicarsi alla contorsione, non possiamo farci nulla, c'è di mezzo qualcosa che non possiamo proprio modificare: la forma delle nostre ossa! Nello yoga impariamo che ci sono molti concetti di limite, e il corpo in ultima istanza dovrà fare sempre i conti con la proprio possibilità di movimento. La possibilità di movimento della contorsione è estrema in alcune parti del corpo, e non è solo l'allenamento a portarti lì, ma una predisposizone naturale. E non è nemmeno così comune! Il fatto di avere molta mobilità non è automatico ti possa portare con facilità al mondo della contorsione!

NEL CONTORSIONISMO SPESSO UNA FIGURA BELLA ESTETICAMENTE CORRISPONDE AD UNA POSIZIONE ESEGUITA CORRETTAMENTE, ANCHE NELLO YOGA?

Probabilmente dipende da come si intende lo yoga! Per quanto mi riguarda spero vivamente che lo yoga possa cambiare il suo approccio dall'estetico al funzionale. Non è tanto quello che si vede da fuori, ma l'esperienza che ne sta facendo il praticante. La grande diversità che ci caratterizza fa si che non tutti sentano la stessa cosa nella stessa identica posizione, e che la stessa posizione non sia eseguibile per tutti. La domanda che ci si pone nello yoga è: a cosa serve la postura? Cosa dovrei sentire in quella posizione? Va da sè che sostuendo all'approccio estetico l'approccio funzionale arriviamo ad avere tante posizioni leggermente o di molto differenti quante sono le persone che la praticano. Si parte da uno schema motorio, da un target di lavoro e da una postura guida, paradigma, per poi lasciare che ognuno la esprima attraverso il proprio corpo! Così facendo nello yoga non esiste la posizione giusta e la posizione sbagliata, ma la tua posizione, quella corretta per te in questo momento. Purtroppo una serie di fattori, tra cui l'approdo di molte ex ballerine al mondo dello yoga, o la condivisione di foto di posture molto estetiche e complesse dello yoga sui social, hanno contribuito a spostare il focus dello yoga verso una performatività che non gli appartiene.

QUANTO CONTA LA CONFORMAZIONE SCHELETRICA NELLA FLESSIBILITÀ?

Conta più di quanto siamo disposti ad ammettere! È il limite ultimo di cui facciamo esperienza a livello motorio. Non cè allenamento che possa modificare l'assetto scheletrico. La cosa curiosa è che siamo in grado di comprenderlo su alcune articolazioni: nessuno di noi si aspetterebbe di aumentare l'estensione di un gomito o un ginocchio con il solo allenamento, una volta che arriviamo a sentire il limite di compressione osseo, ma questa presa di coscienza sembra non applicarsi ad articolazioni com movimenti pù complessi, o non così accessibili visivamente. Ma la verità non cambia: la forma delle nostre ossa, il modo in cui si articolano tra loro, la posizione dei nostri acetaboli determinano le nostre possibilità di movimento. Non deve essere motivo di scoraggiamento, conoscerci e prendere consapevolezza delle nostre possibilità di movimento ci rende libere/i di esplorare in sicurezza, e aprire con gioia gli spazi che il movimento apre dentro di noi! Il grande problema dello yoga è l'aver scambiato l'estrema flessibilità con il massimo grado di salute, rendendo la flessibilità un obiettivo da raggiungere, senza prestare attenzione al proprio limite e spesso portandosi in condizioni di infortunio. Inoltre dietro la frase "practice, practice and all it's coming" si è letto qualcosa di impossibile: non tutto arriverà con la pratica, almeno non in termini fisici!

È VERO CHE CERTE PERSONE NON POTRANNO MAI RAGGIUNGERE DETERMINATE POSIZIONI?

Verissimo, la possibilità scheletrica ci renderà impossibili alcune posizioni per come le conosciamo. Nella contorsione questo significherà inevitabilmente l'impossibilità di eseguire la posizione in questione. Nello yoga il gioco cambia, non essendo la posizione uno scopo da raggiungere, ma solo un paradigma per sentire un determinato effetto nel corpo in termini di forza, equilibrio o flessbilità, allora esisteranno infinite varianti della stessa posizione che rispondano ad uno stesso schema motorio che possano consentire ad ogni praticante di sentire la stessa cosa, anche se dall'esterno ci sembreranno posizoni completamente diverse! Quindi magari la spaccata (Hanumanasana) non sarà per tutti, lo scopo della postura nello yoga non è di stare in spaccata, ma di eseguire una postura che possa far sentire allungamento della parte posteriore dell'arto inferiore frontale e nella parte anteriore nell'arto che si estenderà dietro! Non a tutti servirà la spaccata per sentirlo, garantito!

SPESSO LE ASANA YOGA PIÙ DIFFICILI VENGONO ACCOSTATE AL CONTORSIONISMO E VICEVERSA, COSA PENSI A RUGUARDO?

Credo che dovremmo mantenere le dovute differenze nelle due discipline, non tanto per quanto riguarda una postura in sè, che potrebbe anche rivelarsi molto simile o addirittura uguale, quanto allo scopo di ogni disciplina. Spesso facile e difficile sono molto relativi: magari per qualcuno portare un piede dietro la testa è estremamente complesso, per qualcuno impossibile, per altre persone potrebbe essere estremamente facile e naturale. Facile e difficile fanno molto riferimento alle nostre possibilità: sicuramente poi la difficolta sta nell'allenamento, nella pratica, nella dedizione. Nello yoga però il raggiungere posizioni più articolate o complesse dovebbe sempre avvenire nella consapevolezza delle possibilità del proprio corpo, una gioiosa esplorazione che possa portare a fare esperienza di ciò che il corpo può fare, sicuramente con disciplina, ma mai con rigidità, anzi, uno spirito giocoso può aiutarci ancora di più ad entrare nella pratica! Chiaramente tutto questo potrebbe valere anche per la contorsione, ma magari la stessa postura viene vissuta più come un obiettivo da raggiungere, senza tralasciare ovviamente la consapevolezza delle proprie possibilità. Questo non significa che non ci si possa divertire nel percorso, anzi! Diciamo che porta con sè un pizzico di competizione con se stessi, che nello yoga non è prevista in questi termini!

CHESTSTAND: ESISTE NELLO YOGA? COME SI CHIAMA? CON QUALI MODALITÀ VIENE RAGGIUNTA?

Un equivalente del chest stand nello yoga è una variante della posizione di Viparita Shalabhasana, anche detta posizione della Locusta. Nella sua variante più classica l'addome è a terra e si sollevano simultaneamente tronco, arti superiori e inferiori e testa. Ma c'è una variante equivalente al chest stand del contorsionismo, che si può eseguire con le gambe distese o flesse, con le braccia distese a terra o con gomiti flessi e mani in appoggio. Durante la pratica può essere proposta a partire da terra, magari partendo dalla variante in cui solo una gamba è sollevata e l'altra fornisce un appoggio, oppure di passaggio da una posizione di equilibrio come Eka Pada Koundinyasana II. Più raramente l'ho vista sperimentata con l'appoggio alla parete delle gambe o con lo slancio in partenza. Il modo di sperimentare la posizione varia molto da insegnante a insegnante. Per quanto mi riguarda preferisco partire dalla posizione classica, e da lì far sperimentare, laddove vedo possibilità di intensificare la posizione fornisco strumenti e varianti in modo che tutti quanti stiano sperimentando la postura più adata per sè! Il contesto in cui sperimentare questo tipo di posizioni all'interno di una pratica yoga vuole essere il più possibile giocoso, esplorativo e non performativo. La posizione non é mai un obiettivo da raggiungere, ma uno strumento per conoscerci meglio ed esplorarci attraverso respiro e movimento.

 

CHE IMPORTANZA HA LA COMPONENTE SPIRITUALE/MEDITATIVA NELLO YOGA?

La componente meditativa e spirituale è molto importante nello yoga. Che sia o meno di nostro interesse è intrinsecamente presente nella disciplina, è da dove nasce ed il suo fine ultimo, è ciò che la differenzia da altre attività di movimento. Credo ci si possa godere delle pratiche yoga anche solo per il benessere che portano a livello psicofisico, senza interrogarci ulteriorimente, ma sarebbe sbagliato snaturare completamente lo yoga, che mi importi o meno, c'è altro. Il movimento fisico attraverso le asana (posizioni) è solo uno dei molti passi che nello yoga portano ad un'esperienza spirituale piena, da raggiungere attraverso la meditazione. Il movimento diviene allora consapevole, meditazione in movimento, atto a creare spazio e ad accogliere ogni trasformazione e avvicinandoci sempre più a noi stessi. Si può iniziare con momenti di calma in ascolto del respiro e abituarci così a degli spazi di quiete da dedicarci!

ASPETTATIVA VERSUS REALTÀ: COSA CONSIGLI AI PIU’ IMPAZIENTI?

Io credo molto nel potere della gradualità, un passo per volta, con costanza e dedizione si può procedere verso i propri obiettivi. L'impazienza spesso porta con sè mancanza di attenzione e di presenza in ciò che si fa. Per quanto riguarda i risultati: se sono risultati fisici l'attenzione e la pazienza ti porteranno anche a comprendere le tue possibilità di movimento, discernendo così ciò che fa per te da ciò che può esserti dannoso. Nella pratica yoga lascia che l'obiettivo non sia una posizione, ma la pratica stessa, accogliendoti così senza giudizio ogni volta che ti porti sul tappetino!

"LO YOGA CAMBIA LA VITA", "LO YOGA CURA L'ANIMA". COSA NE PENSI DI QUESTE MASSIME CHE SPESSO SENTIAMO DIRE?

Possono cambiarci la vita e curarci innumerevoli cose o persone. Per qualcuno può essere la montagna, suonare il pianoforte, la psicoterapia, una persona cara o qulasiasi altra cosa sia arrivata nel momento in cui eri pronta a coglierla e a lasciarti trasformare. Lo yoga ha dalla sua il fatto di essere nato per portarci in contatto profondo con noi stessi, e con l'universo dentro di noi. Va da sè che se mi dedico dei momenti in cui stare con me, ritrovarmi, respirare ed esprimermi attraverso il movimento senza performance e senza aspettativa o giudizio allora qualcosa potrebbe accadere. Ho visto lo yoga inserirsi dolcemente nella vita di persone o stavogerla completamente, ho visto persone allontanarsi dallo yoga e tornarci in un secondo momento, quando ci si è sentiti più pronti per lasciarlo entrare. Ho visto persone piangere, ridere, ricordare traumi immensi, fare amicizia e innamorarsi. Magari lo yoga non cambierà la vita a tutti quanti, non curerà l'anima, ma sicuramente lascia il segno. Dedicarsi dello spazio, del tempo per sè, riscoprire ed esplorare il movimento del proprio corpo, ascoltare le emozioni che arrivano, legittimarsi ad essere se stessi in uno spazio sicuro lascia sempre il segno. Mi auguro lo yoga possa entrare nella vita di chi è pronto ad accoglierlo e portare la stessa magia rivoluzionaria che ha portato nella mia.

 

Parte 2

📝 YOGA: PICCOLI TIPS TEORICI E STRUTTURA DELLA PRATICA  by Giulia Oggero

“Quando ci riferiamo ad asana, le posture nello yoga, queste sono incarnate allo scopo di preparare il corpo e la mente alla meditazione. Oltre a liberare da blocchi e rigidità il corpo fisico e mentale, espandono l’energia vitale e aiutano a concentrare la mente.

Un corpo rigido e scomodo, potrà difficilmente sedersi a gambe incrociate e concentrare la mente. Questo è il motivo per la quale, si ci muove da una forma ad un’altra, in sintonia col respiro. Abitare queste immagini, significa considerare dapprima l’aspetto di allineamento fisico, che di conseguenza stimola l’allineamento energetico. Ogni posa incarna un’aspetto energetico differente. Secondo il tantra e di conseguenza l’hatha yoga, a livello del corpo energetico, esistono dei canali energetici, le nadi, e dei vortici di energia, chiamati chakra.

I chakra principali sono sette, e risiedono lungo l’asse verticale della colonna, attraverso le posture e la meditazione, possiamo incanalare il prana ossia l’energia vitale e risvegliare alcune caratteristiche all’interno di noi, per sentirci più in armonia con noi stessi.

Nello schema di una pratica di asana troviamo solitamente la meditazione iniziale, che aiuta a ritirare i sensi all’interno, focalizza sul respiro, che dovrebbe essere profondo e sottile e sull’embodiment, ossia l’ascolto di ogni micro percezione, a livello del corpo fisico ed energetico. La meditazione può essere già in sintonia con la posa apice che scegliamo, per condurci verso la stimolazione di alcune caratteristiche energetiche. I primi movimenti sciolgono le articolazioni, e i saluti al sole, scaldano i muscoli e i tendini. In Surya namaskara ossia il saluto al sole, ogni respiro corrisponde a un movimento, i saluti al sole del vinyasa flow ossia lo yoga moderno, sono strettamente connessi alla posa apice. In seguito, sono previste posture di equilibrio, e dei vinyasa, ossia una serie di sequenze eseguite prima da un lato e poi dall’altro, dove le posture vengono tenute in maniera più statica, per circa 5 respiri. Un vinyasa può contenere dalle 3 alle 15 posture circa. Tutta la pratica si muove verso la posa apice, per poi ridiscendere da quella con le contro posture e la meditazione finale in savasana, la posizione del cadavere, sdraiati a terra, sciogliendo ogni tensione. Questo schema viene chiamato l’onda del vinyasa, perché permette attraverso dei krama ossia dei passaggi dolci e graduali di arrivare alla posa apice in maniera graduale e naturale, sentendola comoda e ritagliata su di sè come un’abito di sartoria. In ogni asana, oltre ad essere necessario l’allineamento, è anche importante l’aspetto del respiro che guida l’energia vitale ad espandersi. Ogni postura stimola particolari effetti energetici, infatti si parla di meditazione in movimento.”

📝 YOGA: UNA RIFLESSIONE PERSONALE IN MERITO AL CONFRONTO DELLE DUE PRATICHE by Carla Di Giovambattista

“Yoga e Contorsionismo, una è una disciplina olistica, una filosofia di vita e l’altra una forma d’arte e di intrattenimento. Hanno però qualcosa in comune: la ricerca e la necessità di una grande consapevolezza e presenza corporea, supportata dal respiro. Abbiamo anche alcune posizioni che ritroviamo in entrambe anche se con nomi differenti.

Il dover andare a ritmo col proprio respiro le accomuna per la lentezza dei movimenti.

Ciò che le differenzia maggiormente è il fatto che lo yoga è anche una pratica di posizioni che deve e può essere accessibile a tutti, il cui fine è il benessere del praticante; mentre il contorsionismo non è per tutti e ha fini diversi, poiché è fatto per intrattenere un pubblico e per creare bellezza, stupore e meraviglia attraverso il corpo umano.“

 
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Gestione e prevenzione dei possibili infortuni nel Contorsionismo

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