Gestione e prevenzione dei possibili infortuni nel Contorsionismo
Riflessioni sui rischi di una pratica estrema. Intervista a Marta Levis
Foto: rx tratto cervicale - web
E’ da tempo che volevo trattare questo tema in un articolo, non solo per portare testimonianze utili e rincuoranti personali, ma anche in risposta ad allieve che seguo o che vorrebbero essere seguite e che spesso mi domandano delucidazioni o consigli in merito a loro incidenti pregressi o dolori difficili da gestire che possono insorgere e limitare l’allenamento.
“E’ normale provare dolore durante lo stretching? Posso allenarmi sopra un infortunio? Sento una brutta contrazione alla bassa schiena ogni volta che sono in cobra o che faccio ponti e molti backbends. Ho questo dolore da mesi e non penso andrà più via...”
Questo blog cade a pennello anche con il primo appuntamento dedicato al rinforzo specifico: se vi rispecchiate in una delle affermazioni scritte sopra Martedì 5 marzo alle 19:30 si svolgerà la prima lezione in diretta zoom d’allenamento ‘forza-prevenzione’ molto utile se non sapete che routines addominali e dorsali svolgere pre e post allenamento. Sappiate che se non potete partecipare, o se state leggendo l’articolo troppo tardi e siete comunque interessate, sarà sempre disponibile la videoregistrazione che potete acquistare scrivendo alla mail alessandrapiccoli.live@gmail.com o tramite il mio scheduling on line <3.
Il cuore centrale di questo articolo è certamente l’intervista rivolta al nostro ospite d’onore (per la seconda volta): Marta Levis; ex atleta serie A di ginnastica ritmica attualmente fisioterapista sportiva della danza e della ginnastica che ringrazio nuovamente per la sua professionalità e passione senza limiti. Potete trovarla nella PARTE 2.
Buona lettura !
Parte 1
Tanto quanto si sostiene che il movimento stesso è la prima misura preventiva per evitare invecchiamento o altri tipi di malattie, si dice altrettanto spesso che più utilizzi qualcosa più quest’ultima si consuma...ma quindi gli infortuni fanno parte del gioco? rivelazione incredibile : SI ! piccoli, medi, grandi...non è possibile scappare, il corpo non potrebbe mai restare eternamente immacolato, ed è totalmente naturale. Questo fatto forse, può sollevarci in parte dal sentimento di tristezza egocentrica che ci pervade quando ci capita qualche incidente in prima persona. Ci sono comunque diverse considerazioni da mettere in evidenza e da sapere: Il Contorsionismo non è la semplice Flessibilità. Mi collego a quanto affermato da Francesca Savoldelli nell’ultimo prezioso articolo ‘contorsionismo against yoga’: Il grande problema generale è l'aver scambiato l'estrema flessibilità con il massimo grado di salute. Solo grazie alla consapevolezza e al continuo aggiornamento e studio del nostro corpo e delle sue reazioni possiamo attivare vere strategie protettive. Costruire un planning intelligente, rinforzante, progressivo e personale sottintende avere come obiettivo principale la possibilità di praticare ciò che amiamo il più a lungo possibile ma dobbiamo conoscere a che rischi andiamo incontro.
ELEMENTI À SAVOIR
1) Una saggia consapevolezza della propria condizione fisica e del proprio livello d’abilità.
Avete mai svolto una bioimpedenza? Età, Sesso biologico, Composizione corporea, Anatomia...ogni singolo individuo è diverso con punti di forza o punti deboli personali che dovrebbere cercare di conoscere ed indagare ogni giorno di più. Un esempio banale: una bambina di 10 anni non può svolgere lo stesso allenamento di una donna di 40. Un artista che ha subito un operazione al piede porterà per sempre un grado di attenzione a quel punto maggiore rispetto a un’altra che non ha subito lo stesso trauma .....o ancora un’artista con poco tono muscolare svolgerà determinati esercizi con più difficoltà. Quale è il vostro livello di abilità? Come è il vostro corpo? Come la vostra genetica? La vostra postura? Quali parti prevalgono e quali hanno più bisogno d’attenzione ? Maggiori sono le risposte che potete dare a voi stessi rispetto alla vostra condizione attuale, maggiore cognizione otterrete e più preciso sarà il vostro allenamento in supporto ai movimenti tecnici specifici della disciplina.
2) Un attenzione particolare alle parti del corpo + a rischio rispetto la nostra pratica.
Allego i dati dalla tesi dello studio di M.R. Hutchinson, riferito alla ginnastica ritmica ma perfettamente sovrapponibili alla contorsione valutando i range di movimento ricercati da entrambe le attività (vedi blog confronti tecnici contorsionismo & ginnastica ritmica*) anche se sono zone prevedibili: “schiena e arti inferiori sono le regioni più a rischio infortuni, dovuti in particolar modo dallo stress indotto da un allenamento eccessivamente intenso. Le più comuni diagnosi di infortuni sono: strappo muscolare (20.7%), dolore non specifico (15.5%), tendiniti/tenosinoviti (10.4%), distorsione dell’ articolazione/legamento (8.8%) e fratture da stress (8.3%). La maggior parte di infortuni sono il risultato del sovraccarico (76.7%) piuttosto che di lesioni acute (23.3%). La maggior parte degli infortuni avvengono durante una performance’. Marta Levis nell’articolo* scritto a 4 mani ci raccontava: -’Il distretto più colpito é decisamente la zona lombare, seguito da ginocchia ed anche (...).Oggi quasi un primo posto a parimerito tra dolore lombare e problematiche di anca.”
Per causa conseguenza implicita è consigliabile evitare soprappesi o carichi iper pesanti e ritagliare tempo per allenare l’addome e muscoli posturali in maniera precisa e intensa.
3) Una corretta valutazione del volume d’allenamento, del tipo di programma svolto e dei suoi tempi di recupero
Anche in questo caso la presenza passata o attuale di un coach esperto di riferimento può risultare profondamente cruciale. Gli obiettivi devono essere adeguati e non sopra le possibilità in cui vi trovate. Una realistica valutazione del volume dell’allenamento e del corretto riposo non costituiscono comunque la certezza di non farsi male, ma sono una grossa arma vincente. esempio: dormire tre ore a notte e allenarsi quattro è la circostanza ideale per infortunarsi. Pretendere di allenarsi 5 ore al giorno senza variazione e lavorando sopra infiammazioni o lesioni pregresse senza rispettare il processo di guarigione in corso, idem. E’ nella fase di riposo che il muscolo cresce o recupera. Strutturate il lavoro con un planning equilibrato o con qualcuno che possa farlo su misura per voi.
4) Considerazione realistica rispetto i fattori psicologici interni ed esterni che causano e procurano stress
In quale momento della vostra vita ti trovi? Paura, stato emotivo, salute , dieta sregolata, farmaci, problematiche in casa o in famiglia possono accumulare stress psicofisico che si riversa negativamente nell’allenamento e nel grado di fatica nell’eseguirlo costantemente. Se stai attraversando situazioni particolarmente complesse attenua le pretese e gli sforzi perchè molto probabilmente sei più fragile. Continuare come se nulla stesse accadendo attorno a noi spesso non ripaga. Abbiamo chiaccherato sull’influenza della psiche sulla performance in un articolo speciale con la psicoterapeuta Facheris Monica che trovi nei miei blog: mente e corpo non sono distinti.
Parte 2
MARTA LEVIS - FISIOTERAPISTA
Esperienza Lavorativa:
ha iniziato come fisioterapista libero professionista da Ottobre 2013. Attualmente si occupa principalmente pazienti sportivi (per lo più di età pediatrica ed adolescenziale) effettuando una valutazione ed un trattamento individualizzato. Poco a poco la specialistica è sempre più incentrata su ginnastica e danza e sulla gestione delle problematiche posturali correlate (scoliosi comprese). Utilizza tecniche di terapia manuale, bendaggi funzionali, terapie fisiche ed impostazione di esercizi mirati per il rientro all’attività sportiva e per la prevenzione degli infortuni.
Dopo aver vissuto e lavorato 6 anni a torino, attualmente si muove tra Biella, Parma e Torino dove segue le atlete di diverse scuole di danza, circo e società sportive gestendo anche molte parti on line.
In passato per 6 anni ha seguito le giovanili di Pallacanestro Biella (U18/U20) collaborando con lo staff medico e tecnico per la migliore gestione e trattamento degli atleti. Dal 2015 a Dicembre 2017 ha lavorato in Domus Laetitiae con pazienti neurologici, ortopedici e con vari gradi di disabilità. Grazie a Domus ha potuto gestire da referente lo stand dei fisioterapisti durante la 33° edizione estiva degli Special Olympics Italia tenutosi a Biella a Luglio 2017. Ancora prima al Circolo Tennis Biella ha svolto il ruolo di fisioterapista durante le due edizioni del torneo internazionale Under 16 maschile e femminile.
Da Neolaureata ha iniziato la sua esperienza lavorativa grazie alle case di riposo di Gaglianico, Favaro e Belletti Bona.
Percorso Formativo:
Attualmente in formazione specialistica sulla danza.
Master ISICO a Milano per le deformità vertebrali: principalmente per migliorare l’approccio su scoliosi giovanili delle giovani atlete.
Master in Fisioterapia Sportiva, Milano (Marzo 2017- Dicembre 2017) Assistente alla docenza di J.M Zabaleta (ex fisioterapista del Real Madrid). Conoscenza, valutazione e gestione delle principali patologie correlate all’attività sportiva. Intervento d’urgenza in campo e gestione di una terapia mirata per lesioni/ traumi sportivi.
Master in Terapia Manuale Ortopedica, Zaragoza (Giugno 2015- Maggio 2017) Master riconosciuto da IFOMPT e concluso con lode e diritto di pubblicazione. Tesi: “Il controllo lombare attivo nelle adolescenti praticanti ginnastica ritmica a livello agonistico”.
Università di Torino – Facoltà di Medicina e Chirurgia – Laurea in Fisioterapia (2009-12)
Liceo Scientifico A. Avogadro, Biella (2004-09)
Carriera Sportiva:
Dopo un anno di danza classica, ha trasferito la passione alla Ginnastica Ritmica che ha praticato per 10 anni con Pietro Micca Biella. Con la squadra ha gareggiato per 3 anni nel Campionato di serie A e come individualista ha ottenuto il titolo di Campionessa italiana di Specialità con Palla nel 2006, 2007 e con Palla e clavette nel 2008.
INTERVISTA
1. Come mai hai deciso di dedicarti alla fisioterapia ? Quali sono gli aspetti più importanti del tuo lavoro e quali le tue principali specializzazioni?
Come già confidato durante la scorsa intervista arrivo dal mondo agonistico della ritmica. Specialmente negli ultimi anni di carriera uno dei punti di riferimento più importanti era il mio fisioterapista (lo è tutt’ora come collega). Per questo dopo aver smesso di fare ginnastica ritmica in 5 liceo ho deciso di provare ad entrare in fisioterapia. Aiutare una persona ed un atleta a superare il suo problema, sostenerlo, capire insieme cosa sta succedendo e guidarlo verso la guarigione e la prevenzione di altri infortuni penso sia meraviglioso. Questa è la soddisfazione più grande del mio attuale lavoro. Si tratta di comprendere chi ho di fronte, contestualizzare, dare forma e dimensione al suo problema, capire i rischi ed i tempi di recupero, lavorare in sintonia con tutto il mondo che lo circonda. Insomma.. come in un’orchestra in cui ogni suono è delicato ma fondamentale alla buona resa... anche le piccole sfumature. Negli ultimi anni ho modificato parecchio il mio modo di lavorare grazie anche alle esperienze di vita che per fortuna mi sono trovata ad attraversare... penso che le cose principali da cui parte il tutto sono l’osservazione e l’ascolto.. il paziente spesso deve solo essere accompagnato a comprendersi e vedersi per poi poter risolvere il problema alla radice. Le parole chiave delle sedute sono quindi consapevolezza ed autosostegno. Dopo la laurea ho svolto i master di terapia manuale ortopedica, quello di fisioterapia sportiva ed infime quello sulle scoliosi...ora sto frequentando un corso di specialistica sul trattamento specialistico nell’ambito della danza. Tutti questi corsi sono stati funzionali a lavorare principalmente su ginnaste, ballerine e poco alla volta anche su contorsionismo e discipline aeree.
2. Come si riconosce un incidente fisico grave da uno meno grave? Quanto è importante l ‘intervento di un professionista? Cosa pensi del lavoro allenamento ’sopra’ il dolore?
Sicuramente dolori improvvisi associati a gonfiori, versamento e sensazioni di instabilità o impotenza funzionale sono segni di allarme insieme a formicolii, scosse e perdita di forza in alcuni distretti. Queste sono le prime cose che mi vengono in mente di getto oltre ai traumi in seguito ad incidenti, scontri, cadute o distorsioni…. Ciò che vedo che viene spesso sottovalutato sono gli stiramenti muscolari (che se non correttamente gestiti portano a costanti recidive, cicatrici e compensi...) e lesioni legamentose ( penso alle classiche distorsioni di caviglia per cui in realtà pochi si allarmano ma generano un sacco di instabilità e anche in questi casi le recidive sono moltissime). Nei bambini, quando andiamo a “stirare in distretto” in modo errato o eccessivo si possono anche creare distacchi delle cartilagini di accrescimento prima di avere lesioni muscolari come capita in noi adulti.... ( ve lo racconto in modo da porci le giuste accortezze e non per spaventarvi). In questi casi è molto importante l’intervento, ma soprattuto la giusta valutazione di un professionista... e ti dirò.... ancor più rilevante è scegliere il professionista giusto in modo da non perdersi in mille passaggi e creare quel disordine e caos in cui il paziente poi si sente perso e con mille indicazioni differenti. Come hai specificato tu: ad ogni dolore, ad ogni trauma e ad ogni momento corrisponde un professionista diverso. Dico sempre alle bambine che è essenziale conoscersi ed ascoltarsi... un atleta sa riconoscere i propri dolori... quali sono ( e come gestire) quelli “buoni” da lavoro/ da affaticamento e quali invece sono “nuovi” /“diversi”, mai sentiti prima ... quindi strani ed insidiosi. In quei casi, anche se non invalidante e non urgente meglio consultare il vostro sanitario di fiducia. Questo servirà a capire cosa vi sta succedendo e non trascinare compensi che poi possono poi bloccarvi completamente in momenti successivi ma anche e specialmente ad escludere cose gravi (NB: non sempre quelle gravi sono acute dolorosissime e che impediscono il movimento...).
Un esempio di dolore subdolo e abbastanza comune (senza andare su altre cose davvero gravi) sono le fratture da stress e gli edemi ossei.. escludere le bandiere rosse fa parte del sanitario e sarà lui ad indicarvi il percorso in base ai sospetti clinici/ terapeutici. Lavorare sul dolore dipende molto dal tipo e dalla causa... si apre un capitolo davvero molto/troppo amplio... tendenzialmente vi direi di evitarlo a meno che non sia un sanitario a dirvi le modalità con cui proseguire... vi dirò però che in alcuni casi anche durante la rieducazione ci sono situazioni in cui si lavora anche sul dolore.
3. In che cosa consiste una tua valutazione / Come si svolge una tua visita?
La prima valutazione va a rimettere ordine e a fare il punto sulla persona che sto conoscendo. Spesso arrivano da me dopo mille giri e/o con problematiche che si trascinano da molto tempo... in questi casi comprendere il passato e le varie comorbidità del momento ci aiuta molto a risolvere il presente. Dopo questa prima parte si passa alla valutazione della postura sia in statica ( quindi da ferma ) che dinamica (facendo fare al paziente movimenti, gesti e/o elementi tecnici in funzione della problematica che lo porta in studio o globali e sport specifici se si tratta di una valutazione preventiva). Se la seduta è in studio a questa parte si aggiunge una valutazione a lettino in cui si svolgono anche test manuali. La parte più importante è quella finale: la condivisione e l’osservazione di tutti gli aspetti appuntati precedentemente. In questo momento il paziente si rivede con lenti differenti (le lenti magiche di Minnie che vedi nelle foto sui social)...Questo permette di avere consapevolezza e motivazione durante lavoro in autonomia e renderà indipendente il paziente anche quando non verrà più seguito con costanza. Nascono così i trattamenti mirati e la schedina di lavoro in cui vengono elencati gli aspetti su cui lavorare sia con me in studio, sia in autonomia. Poco alla volta si arriva a fare solo un monitoraggio a distanza rispetto alla iniziale cadenza settimanale che si può avere in caso di traumi o dolori acuti in cui diventa essenziale un trattamento (spesso anche a lettino) più frequente. Lavorando in diverse città per fortuna collaboro con alcuni colleghi e così risulta fattibile seguire le persone e svolgere terapie con loro alterando lavoro in studio a quello on line.
4. Si può consultare un fisioterapista anche in assenza di disturbi gravi per prendere consapevolezza dei punti deboli o punti forti del proprio corpo?
Assolutamente si anzi, lavorare in modo consapevole aiuta a prevenire gli infortuni andando appunto a lavorare sui punti deboli. Ci servirà ad evitare l’utilizzo reiterato di schemi di lavoro errati pieni di compensi che poi da cambiare diventano molto complessi. In studio dico sempre che il nostro corpo su nostra richiesta proverà sempre ad eseguire ciò che gli è richiesto... e se non può farlo correttamente troverà di certo strategie per raggiungere l’obiettivo... a volte cercando la strada più facile per non faticare e a volte bypassando alcune limitazioni che non ci creano dolori evidenti ma che causano compensi ad ogni movimento.
5. Quanto è utile cercare uno specialista che si occupa delle specifiche della danza -contorsione- ginnastica piuttosto che un fisioterapista generico e perchè?
La cosa che mi ha spinto a specializzarmi sempre di più in questo settore (poco considerato come sport rispetto ad altri di certo più acclamati e riconosciuti) è perché spesso, per quanto bravi e competenti fossero stati in passato i professionisti, spesso la risposta non mi era congeniale.... Del tipo “ con lo sport che fai è normale...”, spesso non uscivo con risposte ma con soluzioni volte a ridurre il dolore senza mai la spiegazione di cosa stesse davvero capitando al mio corpo...Conoscere l’ambiente, gli stimoli fisici, mentali ed ambientali in cui si trovano i pazienti mi aiuta a comprendere il loro bisogno ed analizzare il gesto senza un giudizio sentenzioso. A volte provare le cose insieme facilita la comprensione del problema e la ricerca condivisa di nuove strategie che non sono di certo sempre protocollari da momento in sui in tutti gli sport che hai citato usiamo range di movimento ben oltre la media della popolazione. In questa fetta di sportivi così specifica si deve lavorare moltissimo sulla stabilizzazione e sul controllo consapevole di ogni movimento perché non si facciano male.... spesso si tratta davvero di dettagli molto piccoli che poi si esasperano durante i gesti in range ampli, rapidi o con carichi importanti (penso alle punte delle ballerine i certe routine... alle altezze e trazioni delle discipline aeree o alle posizioni mantenute delle contorsioniste...) Per un problema di anca potreste andare dal specialista che di occupa di anche e di protesi nel paziente anziano...ma vi consiglierei di fare qualche ricerca e trovare chi segue invece anche pazienti giovani e sportivi.. a ciascuno il suo.
6. Che consigli e indicazioni dai a chi sta affrontando un grave infortunio o a chi sospetta di averne uno?
Se sospetti di averne uno ti invito a scegliere, in base ai sintomi che hai, il medico di riferimento e se hai dubbi sono certa che il tuo fisioterapista saprà indicarti la via migliore. Se stai affrontando un grave infortunio e sei seguito dal tuo team di professionisti ti invito ad ascoltarti, a fare domande a chi ti segue e a capire ogni passo che fai.. ci saranno alti e bassi lungo la strada ma è normale... spesso è difficile mantenere la motivazione durante i periodi di stop prolungati ma sappi che da questi momenti sta a te uscirne più arricchito e preparato di prima. Oltre a farti guidare per il trauma specifico e a rispettare le eventuali indicazioni/ limitazioni ti invito a rimanere nel tuo ambiente sportivo, continuare a vedere i compagni, fare attività consentite per mantenere la parte aerobica (se non puoi caricare spesso la piscina è una buona opzione), lavora sulle altre parti del corpo, conoscile e perfeziona quei movimenti che di solito non hai tempo di lavorare con calma.. vedrai che tutto tornerà utile quando potrai finalmente tornare a pieno regime. Un buon ritmo sonno veglia (la nanna) ed una buona alimentazione (e qui vi rimando al nutrizionista) favoriscono una guarigione dei tessuti ottimale.
7. Spesso ci sono incomprensioni e confusioni in merito alla scelta dello specialista più adeguato a cui rivolgersi: Quando consultare un medico sportivo e quando un fisioterapista , un Osteopata etc...? Quando , ad esempio, effettuare una lastra? Cosa ci consigli?
Tema ostico ma hai ragione.. c’è una confusione incredibile per cui fare ordine è essenziale anche se poi in molti casi dipende... ognuno di noi ha le sue figure di riferimento per cui tendenzialmente in prima battuta chiede a quelle e poi si fa inviare e guidare da lui/lei. Tendenzialmente però dovrebbe iniziare con una visita medica specialistica: fisiatra, medico dello sport, ortopedico (decidere tra questi a volte è complesso anche perché anche loro, all’interno della specialista indicata hanno competenze differenti in base al ramo in cui hanno scelto di lavorare). Per decidere da chi inviare/ dove indirizzare il paziente spesso devo almeno farmi raccontare un pochino il caso o anche vederlo una volta. L’RX vede le componenti ossee mentre la RMN riesce a mettere il focus anche sulle parti molli (legamenti, menischi, dischi, tendini…) Esistono Comunque molti tipi di proiezioni e posizioni in cui fare le RX ... come anche mille differenze per quanto riguarda i macchinari utilizzati per la risonanza... in alcuni casi è necessario farla con il contrasto altrimenti non serve a nulla. Tutto questo lo decide il medico. Noi possiamo anche dare la nostra opinione o avere qualche idea, ma se reputiamo che potrebbe essere il caso di fare qualche accertamento il confronto con il medico specialista di riferimento è essenziale e la decisione ultima spetta a lui.
8. Flessibilità estrema: pro e contro: infortuni più comuni?
quali precauzioni deve attivare chi si dedica a questo obiettivo e perchè? Importante sottolineare la differenza tra flessibilità ed instabilità... spesso viaggiano a braccetto ma per quanto riguarda gli infortuni è sostanziale la differenza. Per tutti questi sport essere flessibili di natura è un valore aggiunto e decisamente gradito/ ricercato dalle/dagli atlete/i ma è essenziale provare a dissociarlo dalla instabilità. Lo scarso controllo motorio dei vari distretti del nostro corpo specialmente se associato ad ipermobilità/iperlassità è ciò che crea i principali problemi in questo settore. Fermatevi a pensare a quante volte avete avuto la sensazione che vi “uscisse” la spalla o che non vi tenesse bene durante esercizi in trazione o in carico... o quante volte avete “girato” la caviglia, il polso, il ginocchio involontariamente e in movimenti semplici magari a fine allenamento... o alle vostre anche durante gli split… La colonna (in particolar modo lombare e cervicale) è ancor più delicata in quanto se sollecitata sempre negli stessi punti, in gradi estremi e senza sostegno può incorrere come tutte le altre articolazioni ad usure precoci, degenerazione, infiammazione, lesioni ossee... ma anche a disidratazione dei dischi, compressioni radicolari. Hai presente quelle scosse e/o formicolii che arrivano a mani o piedi? Beh.. a volte arrivano proprio dalla colonna e dalla compressione delle sue radici nervose. Precauzioni? Sicuramente è essenziale non improvvisare movimenti estremi e farsi seguire dagli istruttori sviluppando ampiezza e competenze un passo per volta nella tecnica. Una buona integrazione è sicuramente un programma preventivo di rinforzo e controllo motorio focalizzato a ciò che si vuole ottenere. Cosa essenziale che non smetterò mai di ripete è “conoscete i vostri limiti ed ascoltate il corpo”.
9. Corpi geneticamente predisposti alla flessibilità e corpi meno predisposti. Quali sono le tue riflessioni in merito? Cosa si può fare per migliorare il proprio grado di elasticità?
Sicuramente ci sono corpi più predisposti geneticamente e sicuramente soffriranno meno durante la realizzazione di alcuni elementi, esercizi e routine... anzi in realtà data la predisposizione del corpo compenseranno meno e quindi se abili a controllare saranno più liberi da infortuni (ricordo però alcune ipermobilità derivano anche da situazioni patologiche per cui ridimensiono un pochino quello che fino ad ora abbiamo considerato solo positivo). Chi invece è più rigido potrà lavorare per raggiungere i propri obiettivi ben guidata da un insegnante/ preparatore del settore o sanitario che lo affianca con tecniche specifiche. Per i più “rigidi” è importante lavorare senza voler copiare a tutti i costi chi, essendo predisposto, fa meno fatica... migliorare si.. ma lungo il proprio percorso creando la propria “coreografia”. Oltre a certe limitazioni che il nostro corpo ci comunica meglio non andare. Insomma... gradualmente, con attenzione e preparazione.
10. Una riflessione che vorresti lasciare a tutte le artiste-atlete sul tema?
Con il mio lavoro e con questa intervista forse la cosa che vorrei trasmettere di più è l’importanza del conoscersi dentro e fuori... quindi conoscere i propri limiti, quelli da non superare. I propri punti di forza da far emergere sempre con entusiasmo. I punti deboli da vedere con lenti positive in modo poterci lavorare, senza nasconderli o raggirarli con compensi deleteri. Ed infine fatevi domande, cercate risposte che vi soddisfino, comprendetevi e conoscere i vostri “tasti”, sarà fondamentale per autosostenervi ogni giorno in ogni vostra attività.