Allenamento e Riscaldamento
Retroscena della costruzione di condizionamenti validi e allenamenti efficaci
Principianti o professionisti alla lettura, questo blog argomenta un tema all’apparenza molto banale ma molto discusso: perché la rarità e la particolarità del contorsionismo gode di infinite sfumature e il significato dei semplici termini ‘riscaldamento’ (o fase preparatoria) e allenamento (o attività centrale) non sono scontati come potrebbero essere in altre discipline.
Ecco perché se articoliamo un discorso sullo stretching prima o dopo un qualsiasi sport, tutto è abbastanza scorrevole chiaro e comprensibile e ci troveremo certamente d’accordo, mentre se discutiamo di contorsione emergeranno miliardi di metodi e filosofie distinte, dato che lo stretching non è la genesi o il finale della storia ma il protagonista costante di tutto e per tutto il tempo.
Sappiate che sono sempre ben accolti tutti i vostri pareri, i vostri messaggi e anche le critiche; perché il primo dei miei propositi quando ho creato questo blog è stata la diffusione libera e appassionata di tutto ciò che sapevo di quest’arte (testi, curiosità, informazioni coscienziose e brillanti) mentre il secondo era ed è rendere davvero concreto lo scambio di pareri o tesi tra i praticanti della stessa, per dare un piccolo contributo all’evoluzione storica & teorica di una disciplina che ha estremamente bisogno di essere raccontata.
QUALE È IL GIUSTO RISCALDAMENTO PER IL CONTORSIONISMO?
Anche a voi è capitato durante una serie di esercizi di confondere o sfumare il confine tra riscaldamento e allenamento vero e proprio?
C’è chi fa movimenti basici iniziali di mobilità articolare, chi esegue attività cardio oppure entrambi o solo addominali per proteggere la colonna prima degli archi. C’è chi addirittura sostiene di non aver bisogno di nessun esercizio e nessun riscaldamento. Le letture sono varie, anche raccogliendo pareri di insegnanti qualificati o di circo tradizionale.
In questo tornado di tesi e verità univoche non ci resta che riconoscere che ogni corpo ha una genetica, un’età, una tolleranza all’allungamento, un’abitudine motoria, un background muscolare, uno scheletro e una temperatura corporea diversa.
Io, in tutta umiltà, non penso esista un metodo unico universale per il riscaldamento pre-workout, soprattutto per le persone adulte (discorso che cade e che riveste altre specifiche se invece si parla di bambini o adolescenti con corpi in via di sviluppo e malleabili- vedi scuole di contorsionismo in Mongolia).
Molti preparatori atletici specializzati nella danza e nella ginnastica ritmica (dai quali attingere teorie e consigli è sempre un’ottima idea data la vicinanza tecnica dei movimenti) ci suggeriscono giustamente di verificare nella pratica di mesi in mesi diverse strategie per poi avere un prospetto realistico e sapere cosa per il corpo ha maggiore risultato, continuando comunque a variare e stimolare sempre più le nostre prestazioni.
Quello che mi sento di consigliare a priori è che il riscaldamento non può e non deve essere sacrificato perché anche il migliore dei contorsionisti è fatto da legamenti, muscoli, tendini e ossa e le figure che svolgiamo possono diventare molto pericolose se non c’è l’accompagnamento adeguato.
Può succedere di rimarcare grandi delusioni e sproporzioni di livello quando ci si paragona ad altri fisici, esempio: un ex ballerina classica professionista magari avrà una reattività, una velocità e un’apertura di anche/gambe di base già molto molto avvantaggiata rispetto un qualsiasi altro corpo che si cimenta nelle figure di contorsionismo e parte da zero...
Ognuno ha i propri punti deboli e punti di forza anche inaspettati. Rimaniamo motivati e focalizziamoci su ciò che occorre a noi non su ciò che si vede fare altrove o alle casualità.
Affidatevi ad un coach e cercate di capire come preparare al meglio il vostro corpo nella sua unicità, anche in base agli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere e alla quantità di ore che volete dedicare alla pratica.
Siate certi di approfondire e monitorare la vostra respirazione, la sensazione di calore e prontezza muscolare-articolare e infine le vostre specifiche personali (piccoli infortuni, problematiche, contratture, operazioni pregresse, digestione, stato psicologico, stanchezza etc…).
Ci vuole pazienza e anni di pratica per conoscere la meccanica del corpo umano: “Don’t rush”.
QUANTO È DIFFICILE GESTIRE E CONTROLLARE L’EFFICACIA E L’ESATTEZZA DEL RISCALDAMENTO SE, PER ESEMPIO, CI SI PREPARA PER UNO SPETTACOLO E NON SI VUOLE AVERE INFORTUNI O ENTRARE IN SCENA IMPREPARATI?
Raggiungere soluzioni soddisfacenti che permettono di dosare lo sforzo e condizionare il corpo in modo corretto senza strafare per tenere l’energia per il palco è fantastico, tutto però dipende dalla consapevolezza corporea che si è riusciti a coltivare, dalla ripetizione negli esercizi e come sempre (chiedo perdono per la ripetizione ma è inevitabile) dalla sacra tecnica che si coltiva.
* (Quando ho iniziato a lavorare come contorsionista, i miei tempi di riscaldamento erano lunghissimi. Mi sono resa conto presto che sarebbe stato impossibile procedere e lavorare con una lentezza simile. Ora ho accorciato drasticamente il tempo del mio warm up ma non posso assolutamente scendere sotto a un minimo di 30 minuti. Il riscaldamento è la parte più importante del mio lavoro e da ciò dipende la fattibilità o meno del numero).
Per rispondere al quesito del paragrafo credo che la questione dei tempi, dello stress/adrenalina, del tipo di coreografia che proponete e della concentrazione mentale/di memoria siano le parti più serie da considerare.
Il riscaldamento pre- show non deve per forza coincidere con il riscaldamento pre- allenamento. Se i tempi del vostro riscaldamento superano l’ora e trenta forse bisogna rivederne l’efficacia, si rischia di disperdere le energie e arrivare esausti prima della performance.
Il riscaldamento pre-show coinvolge anche una gestione dello stress- adrenalina diametralmente diverso, mettete in atto anche un certo riguardo a questo dettaglio perché è un fattore cruciale e che le prime volte può letteralmente distruggere tutte le previsioni o aspettative.
Create se possibile un momento dove ripassare nella memoria la vostra coreografia (sempre se questa cosa vi produce tranquillità interiore) e predisponete il cervello per essere al 100% nel momento presente, senza pensieri parassiti o devianti.
Esempio: Se una performance è ricca di equilibri e verticali sulle mani ci si preparerà con lavori di endurance, riscaldamento polsi e spalle etc. diversamente se si svolgono tricks a terra in estremo arco ci si concentrerà sullo stretching dei flessori dell’anca, della schiena etc.
Se in una sequenza avete previsto un trick particolarmente difficile o nuovo per voi rispetto al solito ripetete la transizione qualche volta con calma per riconfermare il movimento prima di salire sul palco.
QUANDO L'ALLENAMENTO È UN VERO ALLENAMENTO E NON SEMPLICE MANTENIMENTO?
Vi è mai capitato di eseguire una routine senza provare un minimo di fatica/sforzo? o al contrario, vi è capitato di esagerare in una singola seduta e poi non riuscire a eseguire e fare nulla per i giorni successivi a causa di un’intensità troppo alta di cui vi siete caricati? verificare entrambe le sensazioni è molto comune agli esordi di questa disciplina.
NOTA BENE
Banalità! L’allenamento deve essere allenante, l’intensità del lavoro deve essere alta! Si presuppone si possa sempre puntare ad uno stimolo più potente rispetto al livello in cui l’organismo è abituato a stare. Per fare ciò occorre programmare o farsi programmare da un insegnante in modo serio e attento routines precise, altrimenti l’esagerazione caotica e spropositata senza ordine diventa annientante e produce l’effetto opposto o peggio ancora, brutti infortuni.
I 3 principi dell’allenamento, ricalcando i valori spiegati nei manuali sportivi-atletici, sono teoricamente i seguenti:
sovraccarico (che consiste nel cercare un aumento di ripetizioni/serie maggiori rispetto il nostro massimale)
specificità (che significa precisione del lavoro rispetto ai gruppi muscolari coinvolti)
progressività (che significa continuare a spostare l’asticella una volta che non si sente più fatica durante l’esercizio)
Sono principi che anche nel contorsionismo possono trovare applicazione, e che implicitamente si ritrovano anche in metodi di scuola circense con un imprinting diciamo più ‘classico’. Forse il punto 2 è l’unico principio che soffre maggiormente applicato alla nostra pratica perché noi non eseguiamo allenamenti con macchinari ma muoviamo il corpo libero quindi coinvolgiamo volontariamente più gruppi muscolari.
Spesso si tende a rimanere nella propria zona di comfort, sento ragazze autodidatte che mi dicono che eseguono sempre solo le stesse 3 figure. Non c’è nulla di sbagliato nella costanza della ripetizione, anzi è grazie a lei che si solidificano e si puliscono gli elementi, soprattutto in un’arte così complessa e articolata come il contorsionismo...Ma non dimenticatevi di tenere alti anche i nuovi stimoli e di mescolare le vostre carte di gioco.
Piccola nota su cui insisto spesso= (perdonate la mia ossessione per questa tendenza storico-classicheggiante ma è più forte di me e mi sta davvero a cuore)
Avere un Metodo e un insegnante è importantissimo: La tecnica del contorsionismo (vedi blog sui cenni storici delle origini) fonda le sue radici tra la Mongolia e la Cina e possiede una precisa prassi d’educazione e allenamento volta al miglioramento di FORZA, ELEGANZA, FLESSIBILITA’ E CONTROLLO. In quelle zone il ruolo allievo- insegnante ricopriva e ricopre un’importanza che noi Europei non potremmo mai capire: si tramanda un metodo. L’allenamento non si crea guardando you tube o i reel di Instagram!
Spero che questo blog possa esservi utile!
Buon allenamento <3